Bonus casa, sconto in fattura e cessione del credito
Un’accusa spesso fatta ai bonus edilizi è che i rimborsi arrivano solo dopo molti anni (5 solo nel caso del Superbonus o del Sismabonus), che bisogna anticipare i soldi, spesso molti, necessari per pagare le opere e infine che bisogna avere la certezza di essere “capiente”, cioè di avere un carico annuale di imposte Irpef pari o superiore al rimborso del Fisco.
Per superare il problema il decreto Rilancio, che ha istituito il Superbonus, ha previsto la possibilità di effettuare per tutte le agevolazioni immobiliari la cessione del credito (tipicamente a una banca) o lo sconto in fattura.
In questo modo si è sì rilanciato il mercato ma, in alcuni casi si è dato luogo a costi spesso gonfiati o addirittura di richieste riguardanti lavori inesistenti.
Con il decreto legge 157 dell’11 novembre 2021 il Governo ha cambiato le regole per la cessione del credito: il decreto Rilancio obbligava al visto di conformità solo chi cedeva il credito con il Superbonus, mentre con il nuovo decreto legge l’obbligo si estende anche a chi cede il credito per le altre agevolazioni, comportando una dilatazione dei tempi e un aumento dei costi.
Il decreto che prevede anche la redazione di un listino unico delle opere valido per tutta Italia non considera il fatto che i costi nei centri storici sono più elevati che nei comuni più piccoli.
Purtroppo questo listino sarà reso noto un mese dopo la conversione in legge del decreto prevedibilmente a febbraio 2022. Ma nel frattempo dare un visto di conformità ai costi proposti potrebbe diventare pericoloso e si rischia di bloccare sia il mercato delle ristrutturazione.